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22 Maggio 2009

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www.ilmanifesto.it

«Abbiamo serie preoccupazioni che il segretario generale della Fiom sia stato colpito dalla sindrome Paradiso». Esordisce così Vittorio Granillo dello Slai-Cobas di Pomigliano d'Arco, parlando in una conferenza stampa trasformata in assemblea, con i lavoratori decisamente più numerosi dei cronisti. Il riferimento è alla soubrette, primo transessuale italiano televisivo, Maurizia Paradiso, che negli anni '80-'90 partecipava alle trasmissioni nazionalpopolari fingendo lo svenimento e precipitando rovinosamente sul pavimento. Uno accostamento piuttosto sgradevole ai fatti di sabato e alla denuncia della Fiom dopo l'assalto dei militanti Slai-Cobas durante il comizio di Torino, quando Gianni Rinaldini è stato buttato giù dal palco.
Anche a Napoli, a quattro giorni dagli avvenimenti, lo Slai-Cobas ci tiene a ribadire la sua versione: «Nessun assalto - dice Granillo - è vero che Rinaldini è stato spinto da una persona ed è caduto, i nostri però l'hanno trattenuto e preso in braccio attutendo il colpo». A riprova della versione, già nel pomeriggio di ieri è stato inserito sul sito www.slaicobas.it , il video della manifestazione. «Nel video - spiega Corrado Delle Donne, milanese e coordinatore del gruppo - si vede benissimo quel che è successo: nessun assalto al furgone, basso e senza parapetti, e io stesso sono salito due volte dopo l'ok di Cremaschi». Ma lo Slai-Cobas non s'accontenta di puntualizzare e accusa la Fiom di aver strumentalizzato i fatti, tramite «organi di stampa compiacenti» (come sarebbe secondo loro il nostro quotidiano), cercando di spostare l'attenzione su fatti molto gravi. «La verità - continua Granillo - è che a Torino volevano impedirci di prendere la parola e di denunciare il comportamento Fiom nella vertenza Fiat, e in quella del 'confino' di Nola». Dicono che il maggior sindacato dei metalmeccanici mentirebbe ai lavoratori sulle reali condizioni della crisi. E ancora: «Sapevano dall'inizio che fabbriche come Pomigliano sono a rischio chiusura, ma sono stati zitti e ci hanno impedito di organizzare la lotta», accusano dalla sede napoletana di via Crispi. Il riferimento al 'confino' di Nola riguarda invece un vecchio contenzioso dello scorso anno, quando 350 lavoratori, dopo aver partecipato a un corso di formazione sono stati «delocalizzati» dall'Alfa all'Interporto, con cambio di mansione. Secondo lo Slai si sarebbe trattato di una mossa Fiom per togliere di mezzo 150 loro iscritti, e per questo è anche in corso una causa di lavoro che si terrà il prossimo 16 giugno.
La Fiom napoletana nega ogni addebito. «E' tutto falso - replica Andrea Amendola, del direttivo, che ha seguito personalmente la vicenda - all'epoca abbiamo denunciato la fine delle trattative per la decisione dei vertici Fiat di spostare i lavoratori. E' stato quindi promosso uno sciopero al quale, guarda caso, lo Slai-Cobas si è ben guardato dal partecipare». A riprova della buona fede, la Fiom porta un po' di numeri: i lavoratori delocalizzati posseggono, in egual misura, le tessere di tutti i sindacati, mentre nessun Rsu di fabbrica è stato trasferito.

L'articolo nel sito del "Il Manifesto"