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28 Ottobre 2008

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Atm, la resa dei conti non è finita. Anzi, oggi, qualche testa potrebbe saltare. Lo sa bene Elio Catania, chiamato a rispondere dei fatti e misfatti dell’azienda da lui guidata. Alle 13, infatti, il presidente di Atm sarà messo alle strette dai consiglieri comunali. Impensabile poter continuare ad accusare la vecchia guardia di Atm, come Catania ha sempre fatto. Appuntamento dove non c’è spazio, già rimarcano all’unisono Pdl e minoranza, per la propaganda e per gli slogan che il presidente Catania «è solito esibire sul futuro dell’azienda: da lui pretendiamo concretezza e la reclamano i milanesi appiedati da incidenti evitabili e ancora più sconvolti da sprechi e privilegi del management made in Catania». Ma alla commissione congiunta Bilancio e Trasporti mancheranno le voci di Cgil-Cisl-Uil e dei Cobas versione Sin and Slai. Non ci saranno le domande di chi non è più in luna di miele con l’azienda di foro Bonaparte. Rottura voluta da Atm, scelta unilaterale di sospendere tutti gli accordi siglati dal 1990 sino ad oggi. «Quella di Atm è una situazione inconcepibile» osserva Onorio Rosati, il segretario della Camera del lavoro che giudica «grave» la paura vissuta da un milione e 700mila passeggeri «quando prendono un tram o viaggiano in metrò». «Anche il presidente Catania sa che i comunicati e i proclami non servono. Occorrono, invece, interventi immediati e con misure precise per aumentare la sicurezza». Come dire: «Speriamo di non doverci sorbire l’ennesimo scaricabarile». Traduzione: zero credito a Catania, senza trasparenza.

Messaggio che i Cobas fanno seguire da un altro quesito: «Dove finiscono le risorse dell’azienda? Manutenzioni e infrastrutture sono ridotte all’osso, con il risultato che qualche binario e la rete tranviaria non funzionano al meglio. Lo stesso dicasi del materiale rotabile di non eccelsa qualità, con evidenti ricadute sull’utenza». Dunque, dove finiscono i soldi in casa Atm? «In pozzi vuoti e in operazioni finanziarie destinate ad arricchire gli “amici degli amici”?».

Interrogativi che la Filt-Cgil declina in una nota ulteriormente: «Nel passato si sono accumulati centinaia di milioni di euro trasformando Atm in una banca d’affari e impedendo che quelle risorse servissero a ricostruire l’azienda che si dovrebbe “efficientare” e invece siamo ancora a una politica che pensa di usare la società come collettore di consensi anziché di servizi».

Chiaro, dunque, aggiunge Walter Galbusera, Uil, che «oggi, Catania, deve dire chiaramente quali siano le cause dei guasti, con quante risorse si vogliono risolvere i problemi, ma deve spiegare dettagliatamente quali processi aziendali di efficienza si vogliono realizzare. Risposte necessarie ai passeggeri e ai lavoratori di Atm che devono fare la loro parte». E, venenum in cauda, tutti i sindacati attendono una spiegazione convincente delle ragioni che spingono Catania a imporre la fusione di Atm con l’azienda di trasporto Gtt, «operazione neppure comprensibile sul piano gestionale».

martedì 28 ottobre 2008,