Scritto da Emilio Fabio Torsello il 12 marzo 2012 in Politica
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Il Partito democratico starebbe lavorando a un accordo sull’articolo 18 che ricomprenda anche la Cgil e non provochi una scissione “a sinistra”. L’obiettivo è non creare strappi in Parlamento al momento del voto. La notizia non è ancora ufficiale ma fonti interne al Piddì di Pierluigi Bersani – che proprio nei giorni scorsi ha incontrato Camusso e Fornero – raccontano un lavoro ininterrotto di relazioni e accordi per non far implodere il partito sulla riforma più temuta.
E che la rotta “a sinistra” non sia in collisione con quella del governo lo si è capito anche nei giorni scorsi, quando la leader Cgil, Susanna Camusso, ha espresso un giudizio favorevole alla Tav: “il Paese ha un disperato bisogno di investimenti”. Un’esternazione che ha sorpreso l’ala movimentista delle sinistre ma ha lanciato – di sponda – un chiaro segnale all’Esecutivo guidato da Mario Monti e al Partito democratico che con Stefano Fassina ha confermato come ci siano le condizioni per una soluzione unitaria capace di “assorbire”, in caso di firma da parte della Cgil, anche il dissenso di Sel e Italia dei Valori. E proprio i partiti di Vendola e Di Pietro rischiano adesso di finire fuori dal ring, privati degli argomenti chiave per la campagna elettorale delle prossime amministrative.
Il termine ultimo per trovare la quadra è il 25 marzo, giorno in cui il Governo presenterà un disegno di legge che il PdL è già pronto a celebrare come la realizzazione della proposta incompiuta di Maurizio Sacconi. Uno smacco che non permetterebbe al Pd di salire sul carro del vincitore, precipitando il partito nella bolgia di polemiche e divisioni. Il matrimonio sull’articolo 18, dunque, s’ha da fare. E al di là della querelle a uso e consumo di media e titolisti, i giochi “a sinistra” sarebbero chiusi. O quasi.