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17 Marzo 2009

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Gli Stati Uniti sono il paese capitalista più potente del mondo, sotto l’aspetto economico, politico e militare. Delle lotte della classe operaia e delle altre classi lavoratrici e popolari in America la stampa borghese ci riporta tipicamente niente, che può avere un effetto demoralizzante sulle lotte in Europa. Abbiamo cercato di farci una prima idea su alcuni episodi e aspetti di lotta della classe operaia nell’America del Nord. Il 5 dicembre dell’08 i 260 operai nel sito di Chicago dell’azienda Republic Windows & Doors sono entrati in sciopero occupando tutto lo stabilimento, applicando una forma di lotta nuova per questo periodo, ma in buona tradizione con le lotte americane degli anni ‘30. Nella fabbrica si producono porte e finestre speciali termoisolanti. Il giorno prima il padrone aveva annunciato la chiusura immediata dello stabilimento con conseguente perdita del posto lavoro per tutti, peraltro non rispettando il preavviso d’obbligo di 60 giorni. Il padrone giustificava ciò con il fatto che la Bank of America, la seconda più grande banca degli USA, non gli dava più credito. In realtà si sa che i capitalisti speculano di ottenere vantaggi spostandosi nel vicino Jowa, dove sia il salario che la sindacalizzazione sono più bassi. “Il governo aveva appena stanziato $ 700 miliardi per salvarci dalla crisi, non è accettabile che adesso le banche si rifiutano di utilizzare questi soldi per salvare i lavoratori” è stato lo stato d’animo dei lavoratori. “Noi che paghiamo questi finanziamenti con le nostre tasse vogliamo che questi soldi vengano usati per salvare i nostri posti di lavoro, e non per salvare gli Amministratori Delegati delle aziende” ha sentenziato Leah Fried, uno dei funzionari sindacali. Immediata è stata la reazione degli operai che si sono organizzati tramite il sindacato United Electrical Radio and Machine Workers (UE) Local 1110. Dopo cinque giorni di blocco totale della produzione e con crescente coinvolgimento della popolazione che aderiva alla protesta degli operai, l’accordo è stato raggiunto e approvato dagli operai. Gli operai otterranno la paga per otto mesi, altri due mesi di assicurazione per la salute e il pagamento delle vacanze non usufruite. “Abbiamo vinto” hanno trionfato. I soldi stanziati, $ 1,75 milioni, non vanno alla banca e neanche al padrone, ma vengono versati ad un fondo speciale e non sotto diretto controllo dell’azienda.
 
“Lottare è possibile, vincere è possibile” è stati il risultato di questa lezione per gli operai della Windows & Doors. Per rendere questa esperienza più pubblica trai i lavoratori degli Stati Uniti, il sindacato ha organizzato tra il 31 gennaio e il 14 febbraio un giro in 15 città, tra cui New York, Detroit, Boston, Providence, Cleveland, Buffalo e Raleigh, dove hanno sempre raccolto grande interesse e adesione. E’ stata espressa la speranza che i lavoratori dell’industria automobilistica di Detroit, il centro industriale più importante degli Stai Uniti, trarranno insegnamento della lotta alla Windows & Doors. Loro sottolineano che per la lotta è stata fondamentale il sostegno anche internazionale da altri paesi che hanno avuto. Inoltre è stato creato un fondo, il “Window of Opportunity Fund” cui scopo è la riapertura della fabbrica e il salvataggio definitivo dei posti di lavoro.
 
Il giornale on-line “Workers World” (
www.workers.org) ci sembra fonte importante per avere una visibilità sulle lotte in America e nel mondo. Da qui abbiamo anche capito che la frantumazione delle classi lavoratrici in sindacati negli USA deve avere dimensioni che noi europei non riusciamo immaginare, visto che si parla di decine di migliaia di sindacati. Il giornale posiziona la lotta degli operai di Windows & Doors in questo contesto: “Questi lavoratori non sono da soli. I lavoratori di tutto il paese sono tantissimi, poi ci sono tantissimi piccoli funzionari sindacali e sindacalisti a tutti i livelli, tanti simpatizzanti con il movimento operaio, e tutti stanno cercando la strada per difendersi dagli attacchi.” (19/2/09). Dall’altra parte il giornale riporta del problema che questo movimento non solo deve affrontare i padroni, ma anche la gerarchia sindacale che cerca di soffocare le lotte degli operai.
 
Dallo stesso giornale abbiamo anche saputo della lotta di sei mesi di 800 insegnanti in Wayne-Westland (Michigan), che richiedevano anche con scioperi aumenti di stipendio e classi più piccole nelle scuole. Gli sciopero erano considerati “illegali”, cioè non proclamati dai sindacati riconosciuti. La vittoria c’è stata anche qui con la firma del nuovo contratto il 3 febbraio. Fondamentale anche qui il sostegno dei parenti e dei studenti delle scuole.
 
Altre lotte con significativa risonanza a livello nazionale sono i lavoratori della Stella d’Oro (settore alimentare) in sciopero da settimane. La Caritas Cristi invece, proprietaria di sei grandi ospedali a Boston, ha dovuto accettare che il sindacato Service Employees Union continuasse nella sua campagna di tesseramento dei 13 mila lavoratori, una campagna precedentemente da lei ostacolata.
 
Inoltre sembra significativo che il numero delle tessere sindacali, quali siano questi sindacati, nel 2008 abbia avuto un tasso di crescita mai raggiunto negli ultimi 25 anni: oggi 16,1 milioni di lavoratori sono organizzati nei sindacati, facendo quota 12,4. Molti dei nuovi iscritti sono donne, donne che stavano anche in prima linea alla Windows & Doors, tanti sono immigrati sudamericani. Il tesseramento è molto cresciuto nel servizio pubblico ed è mediamente più basso nell’industria con 7,6%.
 
Nell’editoriale dell’edizione del 19 febbraio il Workers World chiude così: “Migliorare l’organizzazione tra i lavoratori è una lotta lunga e difficile. Però l’unica forza sociale che riesce conquistare la libertà, l’unica forza che riesce farla finita con i licenziamenti e le chiusure delle fabbriche, gli attacchi di razzismo, la discriminazione sessuale, la caccia ai lavoratori senza documenti, è il potere della classe operaia organizzata e multinazionale. Solo così possiamo eliminare definitivamente sfruttamento e repressione”.