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29 Ottobre 2009

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VIDARDO Per difendere i lavoratori della Ecowatt, il termovalorizzatore di Vidardo a cui è stato imposto lo “stop” dopo che i carabinieri del Noe avevano contestato il mancato rispetto di prescrizioni formulate dalla Provincia, scende di nuovo in campo il sindacato Slai Cobas. I responsabili dell’organizzazione criticano il silenzio che avvolge la sorte dei dipendenti, dal loro punto di vista nessuno sembra accorgersi del fatto che «i lavoratori sono stati avvelenati irrimediabilmente dalle lavorazioni di incenerimento del Cdr e dovrebbero effettuare una sorveglianza sanitaria accurata, oltre a un monitoraggio accurato ambientale».In aperta polemica con gli altri sindacati, in modo particolare con la Cisl che nei giorni scorsi era intervenuta sulla questione, lo Slai Cobas torna alla carica: «I lavoratori hanno da chiedere ad alta voce i danni patiti contro tutti i responsabili, altro che mostrare paura per il posto di lavoro. Devono denunciare alla procura della Repubblica il tutto, devono tutelarsi, per non essere considerati complici di chi mette e antepone i profitti, sulla pelle dei lavoratori».Il sindacato, inoltre, ritiene che ci siano ancora molte domande che fino a questo momento non sono state poste ai diretti interessati: «Si chieda ai lavoratori come avvenivano i controlli delle emissioni, di come si possono ottenere risultati nella norma quando nella norma non sono, come si svolgono le manutenzioni, come si movimentano i materiali combustibili e le quantità della miscela combustibile quando non ci sono i controlli e quando vengono fatti i rilevamenti dei microinquinanti a camino (diossine, metalli pesanti). Si domandi a chi silente per paura o per suo comodo, come avviene tutto ciò».Proprio lo Slai Cobas di Cremona aveva presentato un esposto alla procura della Repubblica di Lodi per chiedere all’autorità giudiziaria di verificare se sussistano violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, inquinamento ambientale e violazione delle direttive sui rifiuti. «Non ce l’abbiamo contro un singolo padrone - concludono i responsabili dell’organizzazione -, ma contro il sistema che produce questo schifo. I lavoratori non sono merce e la salute non può essere scambiata per un salario infame. Non vogliamo essere citati solo in un misero necrologio su qualche articolo di giornale per poi essere dimenticati “bravo padre di famiglia, indefesso lavoratore”, ma morto per il lavoro».Gr. Bo.



http://edicola.ilcittadino.it/edicola/Articoli/2009/10/28/CL03-v.asp?Data=28/10/2009&Pagina=22

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SLAI Cobas
Coordinamento Provinciale di Cremona